22 febbraio 2018

Il significato di “imprenditorialità”

Si fa presto a dire “educazione all’imprenditorialità”. Eppure non è così semplice. Perché l’imprenditorialità è un concetto ampio che riguarda tutti noi, indipendentemente dal lavoro o dalla nostra specializzazione tecnica. La definizione è stata data nel 2016 attraverso “EntreComp: The Entrepreneurship Competence Framework”, un documento sviluppato dal Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea su incarico del Direttore Generale per l’occupazione, gli affari sociali e l’inclusione. Dopo un’intensa attività di ricerca e di confronto con gli stakeholder l’imprenditorialità è stata definita come “una competenza trasversale, che si applica a tutte le sfere della vita: dallo sviluppo personale alla partecipazione nella società, all’ingresso del mercato del lavoro come dipendente o come imprenditore”.

L’Europa ha scelto quindi una definizione che si basa sulla creazione di valore culturale, sociale ed economico abbracciando differenti tipi di imprenditorialità, tra cui quella all’interno delle organizzazioni, quella sociale, verde e digitale. Una imprenditorialità che si applica a individui e a gruppi e fa riferimento alla creazione di valore nella dimensione privata, pubblica e nel terzo settore. Ma anche in ciascuna combinazione delle tre.

Ecco che, quindi, per portare l’educazione all’imprenditorialità nei diversi Paesi europei in modo strutturato e coordinato è stato necessario partire dalla terminologia. Tuttavia, lo schema di Entrecomp va oltre la definizione: vuole offrire uno strumento concreto per migliorare la capacità imprenditoriale dei cittadini e delle organizzazioni europee. Per farlo scompone questa competenza in tre aree e 15 elementi chiave e ipotizza un modello progressivo per il suo insegnamento (ne abbiamo già parlato nell’approfondimento EOS “Ecco come imparare “l’imprenditorialità” ).

Entrecomp si pone quindi come lo strumento principale per la costruzione di programmi educativi che prevedano lo sviluppo della competenza imprenditoriale. Perché se i destinatari ultimi sono gli studenti, l’educazione all’imprenditorialità chiama in gioco anche gli insegnanti: implica un cambio di approccio nella forma di insegnamento. Un passaggio non semplice né scontato.

Ecco perché, per esempio, il progetto I-linc ha sviluppato un toolkit che offre una guida per portare nelle classi l’educazione all’imprenditorialità. Si tratta di Entrelearn, sviluppato a Bratislava (ma disponibile anche in italiano) sulla base del documento Entrecomp, che suggerisce idee pratiche per promuovere lo spirito di iniziativa e la mentalità imprenditoriale negli studenti, in qualunque disciplina e gruppo di età. Il documento presenta ad una ad una le competenze che fanno parte dell’imprenditorialità suggerendo per ciascuna degli esercizi. Ecco un esempio: la creatività. Tra gli esercizi suggeriti il: Cosa potrebbe essere? Prendete un appendiabiti o un qualsiasi altro semplice oggetto di uso quotidiano a portata di mano e chiedete agli alunni di stare cinque minuti a pensare al maggior numero possibile di diversi utilizzi dell’oggetto scelto.

In Italia il Miur è al lavoro sul curriculum di imprenditorialità, un curriculum di contenuti chiari per indirizzare le scuole, costruito insieme a circa 40 partner tra imprese, rappresentanze di impresa, associazioni, mondo delle professioni e ecosistema digitale. Allo stesso tempo, risulta fondamentale la formazione dei docenti e il loro supporto durante lo svolgimento delle attività. Ja Italia, organizzazione che coordina il tavolo sull’educazione all’imprenditorialità nell’ambito del Pact4Youth, ha per esempio sviluppato dei corsi mirati per docenti “imprenditivi” .

Per favorire la diffusione dei programmi di educazione all’impreditorialità è importante far capire al corpo docente il valore aggiunto che tali iniziative possono avere per il percorso di apprendimento degli alunni ma anche per la didattica stessa.