10 maggio 2017

Paese che vai, educazione finanziaria che trovi!

Cosa vi serve per innovare? Cosa vi permette di realizzare con successo la vostra start up? Per fare tutto questo è importante che possediate non soltanto abilità e conoscenza tecnica, ma anche mentalità e cultura imprenditoriale. Ecco perché, per liberare il potenziale dei giovani di tutta Europa, l’Unione Europea e i suoi membri hanno per molti anni messo al centro delle proprie politiche chiave l’educazione all’imprenditorialità.

Mentre voi vi esercitate sul risk management e sulla simulazione di impresa, ci sono altri vostri coetanei nei diversi Paesi europei (ma non solo) che stanno sperimentando percorsi volti allo sviluppo della cultura e delle competenze imprenditoriali. Quali? Li ha censiti la Commissione europea, attraverso l’iniziativa Eurydice che periodicamente monitora gli sviluppi dei vari Paesi europei su questo tema. Eurydice è un network nato per supportare e facilitare la cooperazione europea nel settore del lifelong learning fornendo informazioni sul sistema educativo e sulle policy di 38 Paesi e producendo studi su tematiche comuni ai sistemi educativi dell’Unione.

Nel suo rapporto del 2016 intitolato “L’educazione all’impreditorialità a scuola in Europa” Eurydice ha scattato una fotografia su molteplici aspetti, dai livelli di partecipazione al legame con il tema dell’innovazione, dal tema del lavoro alla misurazione dell’impatto. Partendo dalla definizione stessa di imprenditorialità che non per tutti i Paesi è la stessa (il tema era già stato oggetto dell’EOSditoriale “Si fa presto a dire “imprenditorialità”. Se circa la metà dei Paesi oggetto di indagine usa infatti la definizione europea di competenza chiave (capacità di trasformare le idee in azioni attraverso la creatività, l’innovazione e l’assunzione del rischio, nonché capacità di pianificare e gestire dei progetti), un terzo dei Paesi usa la propria definizione nazionale e in quasi 10 Paesi non c’è una definizione chiara e condivisa. In tutti i casi però il ruolo e lo scopo dell’educazione all’imprenditorialità sembra andare oltre il contesto di lavoro e di business per applicarsi in senso più esteso alla vita di ciascuno.

Lo studio ha poi scoperto che c’è una tendenza per alcuni Paesi a includere gli obiettivi di educazione all’imprenditorialità all’interno di più ampie strategie legate all’innovazione. Non è un caso che i Paesi nordici, dove sono particolarmente diffuse mirate strategie di educazione all’imprenditorialità, siano anche quelli che si posizionano ai primi posti negli indici sull’innovazione: Svezia, Finlandia e Danimarca sono ai primi posti della European Innovation Scorecard e nella top ten della classifica mondiale.

Se gli obiettivi di queste strategie attuate dai vari Paesi europei si legano a tematiche come la cittadinanza attiva, l’imprenditorialità sociale, la creazione di start up, è la capacità di trovare un lavoro, quindi il tema occupazione, a rappresentare il minimo comun denominatore di tutte le iniziative. Probabilmente, dice lo studio, questo aspetto è anche un riflesso della crisi economica che sta affrontando l’Europa.

Dove migliorare? Pochi Paesi includono esperienze pratiche di imprenditorialità all’interno del normale percorso scolastico. Inoltre, ci vogliono sicuramente schemi di monitoraggio più robusti. In altri termini, in pochi forniscono informazioni dettagliate su come monitorano i risultati. Il test migliore per valutare l’efficacia delle iniziative? Siete voi studenti!