08 febbraio 2017

Vita da risk manager

Chi di voi vuole fare il risk manager? Di cosa si occupa? Il risk manager è colui che in un’azienda presidia la gestione dei rischi, in particolare quelli puri. Cos’è un rischio puro? Ma allora non avete letto l’EOSditoriale “Fare impresa…che impresa!".

I rischi puri, comunque è utile ripeterlo, sono rischi che possono avere soltanto esito sfavorevole, rischi cosiddetti“cattivi”, di solito eventi di natura dolosa o accidentale come un incendio o un furto, e per questo vanno controllati e arginati. Si tratta di rischi assicurabili, secondo tre categorie: i rischi di beni, i rischi di responsabilità e i rischi di persone. All’interno dell’impresa esiste quindi una specifica funzione dedicata che, usando la terminologia anglosassone, è chiamata risk management (gestione del rischio), al cui interno lavora nello specifico il risk manager.

Che cosa fa in concreto chi in azienda è deputato alla gestione del rischio? Sceglie e applica le tecniche, a volte anche complesse, per minimizzare innanzitutto la possibilità che un evento sfavorevole si realizzi, e comunque i costi conseguenti a un rischio che si concretizza. Il rischio, infatti, va in primo luogo individuato e poi misurato. Ma non basta, va anche gestito!

Cosa c’entra l’assicurazione in tutto questo, oltre alla semplice sottoscrizione di contratti a protezione? Le compagnie di assicurazione hanno una grande esperienza e conoscenza dei rischi puri e possono essere un aiuto per il risk manager. Ecco che il risk manager deve conoscere approfonditamente il mercato assicurativo e dialogare in continuazione con i suoi partecipanti – le compagnie assicurative - per cogliere tutte le possibili opportunità di minimizzare i costi assicurativi per l’impresa, anche sfruttando la concorrenza che esiste tra le compagnie. Nel farlo il risk manager acquisisce in modo costante e aggiornato le informazioni sui nuovi prodotti assicurativi offerti dal mercato che a volte possono essere risolutivi nel trattamento dei rischi particolari dell’impresa e si confronta sulla evoluzione dei rischi e anche dei metodi alternativi di trattazione dei rischi.

IN CERCA DEL DANNO POTENZIALE

Come un risk manager individua un rischio? Per prima cosa, si ricercano i potenziali eventi sfavorevoli nelle aree critiche di rischio all’interno dell’impresa. Successivamente bisogna procedere alla ricerca di cause o sorgenti, che possono essere: fenomeni naturali (grandine, fulmini, terremoti, inondazioni…), violazione di leggi naturali, fisiche/chimiche (scoppio, reazioni chimiche…); attività umane (collisioni auto, errori di valutazione…). Il tutto tenendo in considerazione che alcune condizioni (fisiche, morali o psicologiche) creano o accrescono la probabilità di verificarsi di un evento. L’obiettivo in questa fase non è tanto la misurazione degli effetti quanto la comprensione del tipo di danno potenziale per l’impresa. Di fronte a quale rischio ci troveremo di fronte? A un rischio che genera responsabilità verso terzi? Sono messe in pericolo proprietà di beni materiali o immateriali? O si tratta di rischi legati alle persone che lavorano nell’impresa, come lesioni, inabilità, morte?

Una volta individuato il rischio, è necessario gestirlo. Cosa significa? Significa ridurre i rischi o attenuare l’impatto economico-finanziario dei loro effetti. Nel primo caso, l’obiettivo è intervenire sulle due dimensioni che definiscono un rischio: la frequenza e la gravità (vi ricordate il primo incontro e il piano cartesiano?). Nel secondo caso, attenuare l’impatto significa agire in modo tale da creare le premesse affinché, dopo che l’evento si è eventualmente verificato, risulti ridotta l’incidenza economico-finanziaria della perdita che esso comporta: è importante poter riprendere quanto prima l’attività produttiva! Per raggiungere entrambi gli scopi sono disponibili una serie di metodi o tecniche : una di queste è il contratto assicurativo. Anche in questo caso , per l’impresa, come per gli individui e le famiglie, l’assicurazione è strettamente collegata al concetto di mutualità. Provate a spiegare perché!