Educazione e inclusione finanziaria.
Quando parliamo di consapevolezza e di cultura finanziaria, spesso pensiamo agli strumenti per investire e risparmiare i propri soldi: azioni, obbligazioni, conti corrente, polizze vita, acquisto di immobili e così via.
Non dobbiamo però dimenticare che la gestione consapevole delle finanze personali, la corretta pianificazione finanziaria nelle diverse fasi della vita, riguarda anche l’aspetto dei consumi: le decisioni quotidiane che assumiamo circa le nostre spese.
Negli ultimi anni, anche in Italia, si è assistito ad un incremento del cosiddetto fenomeno del sovra-indebitamento: una situazione in cui il debito contratto per l’acquisto di beni è maggiore del reddito disponibile: il soggetto che dovrebbe farvi fronte non è più in grado di adempiere, e questo fenomeno è in molti casi riconducibile ad una scarsa cultura finanziaria, intesa nel senso più completo del termine.
A volte sono gli strumenti a trarci in inganno: carte di credito revolving utilizzate per l’acquisto di beni voluttuari, che ci costringono alla restituzione di prestiti personali pagando tassi di interesse molto pesanti; ma anche mutui per l’acquisto della casa che, sottoscritti con rate a tassi variabili, possono nel tempo dimostrarsi più onerosi di quanto avevamo previsto.
Accade anche che non teniamo in debito conto la possibile evoluzione della nostra vita: genitori anziani che necessitano di assistenza in strutture costose, figli che debbono completare gli studi o che poi non trovano in tempi brevi un impiego nel mondo del lavoro. Generalmente parlando, il processo demografico in atto è penalizzante per le generazioni che lavorano oggi, che sono state anche definite “generazioni sandwich”: individui adulti che si trovano “in mezzo” tra la generazione dei giovani e quella degli anziani.
In questo contesto, l’educazione finanziaria è diventata una priorità, che riguarda non soltanto i più giovani, ma anche gli adulti e gli operatori del terzo settore che si confrontano quotidianamente con situazioni di precarietà a livello individuale e familiare e che quindi devono conoscere gli strumenti per farne fronte.
Che cosa serve quindi affinché la conoscenza dell’esistenza degli strumenti finanziari e assicurativi si traduca in educazione vera e propria e quindi in inclusione finanziaria?
Innanzitutto avere ben presente che questi strumenti devono essere utilizzati nell’ambito di una pianificazione finanziaria nel medio e lungo termine, compresi gli strumenti assicurativi che sono stati presentati nel percorso didattico “I Casi della Vita”.
Ma non basta. A monte occorre l’educazione, se non alla sobrietà nei consumi, perlomeno alla consapevolezza piena delle nostre decisioni finanziarie, che potremmo anche definire educazione alla Sostenibilità.
Sviluppare questa consapevolezza non è cosa semplice come potrebbe sembrare, essendo noi influenzati da alcuni meccanismi mentali che ci inducono quotidianamente a compiere scelte non razionali.
Ad esempio, abbiamo per natura una propensione al rischio nelle perdite e contestualmente una avversione al rischio nelle vincite. Non vi convince questa affermazione? Immaginate allora che qualcuno vi regali cento euro e poi vi proponga l’opportunità di raddoppiare la somma lanciando una moneta: se viene testa vi portate a casa altri cento euro, ma nel caso che venga croce dovete restituire i cento euro che vi erano stati regalati. Ebbene, la maggior parte delle persone rifiuterà la proposta, tenendosi i cento euro iniziali. Eppure da un punto di vista statistico la scelta è finanziariamente equivalente.
Il contrario accade se vi dovessero chiedere di scegliere tra il pagare cento euro oppure, lanciando la moneta, avere la possibilità di non pagare nulla nel caso che venga testa, ma pagare il doppio nel caso che venga croce. La maggior parte delle persone chiederà di lanciare la moneta, accettando il rischio, benché dal punto di vista statistico anche questa volta le due situazioni siano finanziariamente identiche.
Ebbene sì, quando prendiamo delle scelte, la maggior parte delle volte lo facciamo affidandoci molto più ai nostri istinti, alle nostre sensazioni, piuttosto che alla nostra razionalità.
Ricordiamoci quindi che per utilizzare correttamente gli strumenti che abbiamo imparato a conoscere, è necessario anche uno sforzo per vincere gli impulsi che ci porterebbero a compiere la scelta sbagliata nonostante il fatto che possediamo tutte le informazioni e le conoscenze per fare la scelta giusta.