28 marzo 2018

La misura del benessere

Come si misura il benessere di una società? Il Pil è un indicatore sufficiente? Prima di rispondere è utile riprendere qualche concetto economico, comprendendo a cosa ci si riferisce quando si parla di Pil. Il Prodotto interno lordo (Pil) è la misura del valore complessivo di tutte le merci e servizi finali prodotti in un periodo definito all’interno di una nazione. Per molti anni ci si è riferiti al Pil come principale parametro in grado di misurare il progresso in termini di ricchezza e benessere di una società. In altre parole, si pensava che la crescita del Pil coincidesse con lo sviluppo sociale di un Paese. Eppure nel tempo ci si è accorti che questo non bastava. O almeno non bastava a fotografare in maniera completa tutti quegli aspetti che, insieme alla ricchezza economica e materiale, contribuiscono al benessere e al progresso complessivo di una nazione: dall’ambiente alla salute, dalle relazioni sociali alla sicurezza. E ci si è accorti che un Pil può crescere anche a seguito di eventi e della misurazione di attività che in realtà finiscono con il peggiorare le condizioni complessive di una società. Famosissime, e sempre utili da ricordare, sono le parole del politico americano Robert Kennedy che in un discorso di 50 anni fa alla Kansas University affermava:

«Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow Jones né i successi del Paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende l'inquinamento dell'aria, la pubblicità delle sigarette, le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine del fine settimana...Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione e della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia e la solidità dei valori familiari. Non tiene conto della giustizia dei nostri tribunali, né dell'equità dei rapporti fra noi. Non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio né la nostra saggezza né la nostra conoscenza né la nostra compassione. Misura tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta».

COME NASCE IL BES

Nel tempo gli studiosi hanno proposto diverse misure che vanno “oltre al Pil”, ossia che non tengono conto solo della performance economica di una nazione. Tra queste, in Italia è stato sviluppato nel 2010 l’indice Bes (Benessere Equo e Sostenibile) sulla base di una iniziativa congiunta Istat-Cnel con l’obiettivo di individuare nuovi indicatori in grado di offrire con la loro misurazione aggregata una visione condivisa di progresso per l’Italia.

In particolare il Bes integra indicatori economici, sociali e ambientali con misure di eguaglianza e sostenibilità. Vediamo nel dettaglio il suo significato:

  • Benessere: analisi multidimensionale degli aspetti rilevanti della qualità della vita dei cittadini
  • Equo: attenzione alla distribuzione delle determinanti del benessere tra soggetti sociali
  • Sostenibile: garanzia dello stesso benessere anche per le generazioni future

La costruzione del Bes è passata attraverso un processo partecipativo con associazioni di categoria, sindacati, rappresentanti del terzo settore, esperti, ecc. Sono state attivate consultazioni online, blog, incontri territoriali e sono state utilizzate le evidenze fornite dalle indagini della statistica ufficiale. Partendo dalle indicazioni provenienti dai cittadini e dai risultati delle esperienze internazionali già realizzate, è stato avviato un intenso dibattito che ha permesso di arrivare ad una definizione condivisa del benessere della società italiana, attraverso l’identificazione finale di 12 domini detti anche «dimensioni del benessere».

I domini sono: ambiente, salute, benessere economico, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione tempi di vita, relazioni sociali, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ricerca e innovazione, qualità dei servizi, politica e istituzioni. A ogni dominio è stato abbinato un set di indicatori rappresentativi del benessere per quella specifica dimensione. Il contributo di tutti si è reso necessario per la natura stessa del progetto: il concetto di benessere cambia a seconda dei tempi, luoghi e culture e non può essere definito univocamente, ma solo attraverso un processo che coinvolga tutti gli attori della società stessa.

DESTINAZIONE DEF

Grazie al lavoro del Bes, è stato possibile per la prima volta inserire le dimensioni fondamentali per la qualità della vita anche nel processo di politica economica del Governo. Con la legge 163/2016 si è infatti sancito l’ingresso del Bes nel Documento di economia e finanza (Def). Il Def è il documento in cui si definisce la manovra di finanza pubblica per il periodo compreso nel bilancio pluriennale. Diseguaglianza e povertà assoluta, ma anche uscita precoce dal sistema di istruzione ed emissioni di CO2: sono solo alcuni dei 12 indicatori di Benessere equo e sostenibile che sono stati scelti per l’introduzione nel Def, portando così i principali fenomeni sociali, economici e ambientali che hanno interessato l’Italia direttamente all’interno degli strumenti di programmazione e valutazione della politica economica nazionale del Governo. Questi indicatori, di cui quattro erano già stati introdotti in via sperimentale nell’ultimo Def, sono stati selezionati da un apposito Comitato, di cui ha fatto parte anche il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini, che nei suoi precedenti incarichi di chief statistician dell’Ocse e di presidente dell’Istat ha avviato le ricerche sulle misure del progresso e fatto nascere il Bes in Italia.

L’Italia è il primo Paese nell’Unione europea e nel G7 ad aver introdotto gli obiettivi di benessere nella politica economica. Un risultato importante, che corona il percorso di promozione dell’uso degli indicatori di benessere nelle decisioni in ambito pubblico. Su questo aspetto, grande rilievo internazionale ha assunto il tema del monitoraggio degli obiettivi di prosperità e sostenibilità che si e data la comunità internazionale con l’approvazione dell’Agenda2030 (gli Sdgs). «Il sistema di indicatori individuati per la misurazione degli obiettivi ̶ si legge nel Rapporto Bes 2017 ̶ mostra, nonostante i livelli diversi di applicazione, notevoli analogie con il sistema Bes. Ed è per questo che l’Istat sta lavorando sui due sistemi in maniera integrata e ha deciso di accompagnare l’uscita del Rapporto Bes con la diffusione e l’aggiornamento degli indicatori per lo sviluppo sostenibile».

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