La cultura assicurativa in Italia
Al termine del vostro percorso didattico, vi sarete probabilmente resi conto che avevate alcune lacune da colmare nelle vostre conoscenze sui temi del rischio e della protezione.
Forse sareste curiosi di sapere come sono messi in generale gli italiani sulla cultura di tipo assicurativo.
Ebbene, spunti interessanti arrivano dalla recente indagine commissionata da IVASS, e finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico, proprio sulle “Conoscenze e comportamenti assicurativi degli italiani”. Il documento completo lo potete trovare qui: https://www.ivass.it/consumatori/conoscenza-assicurativa/indagine_su_conoscenze_comportamenti_assicurativi_degli_italiani.pdf, e riporta le evidenza di un questionario di 54 domande raggruppate in 5 aree.
Ne condividiamo a seguire una nostra sintesi, su alcuni aspetti che possono diventare argomenti di riflessione e di confronto nella vostra classe, a conclusione della vostra formazione.
Innanzitutto, non siamo messi benissimo sulle conoscenze di base e sulla conoscenza dei prodotti assicurativi: la conoscenza di base per gli italiani è risultata essere pari a 40,6/100 e quella dei prodotti assicurativi è stata addirittura 20,1/100. Fanno peggio le donne rispetto agli uomini, e la fascia d’età sotto i 35 anni e quella sopra i 65.
A proposito, indovinate quali definizioni corrette o scorrette sono state prese a riferimento per valutare queste conoscenze? I tre concetti di massimale, franchigia e premio. Siamo sicuri che voi avreste risposto bene, senza cadere nella “overconfidence” evidenziata nel questionario: una importante differenza fra la percentuale di chi afferma di conoscerle e chi risponde correttamente a tutte le domande.
Altro aspetto fondamentale e ben studiato in classe: il concetto di rischio. I dati mostrano come vi sia una grande percentuale del campione che non sa distinguere rischio da incertezza, cioè non c’è consapevolezza della differenza fra situazioni di rischio e incertezza. Vi ricorderete che si definisce una situazione di rischio quando è possibile individuare la probabilità del suo accadimento, mentre ciò non avviene per una situazione di incertezza.
Il questionario mostra, nei casi in cui il rischio sia percepito, un marcato atteggiamento precauzionale: il cosiddetto indice sull’avversione al rischio è infatti di 60,2 (su una scala da 0 a 100). E chi è più avverso al rischio è più propenso a mettere in atto comportamenti difensivi, come può essere la stipula di polizze, anche non obbligatorie. Per l’avversione al rischio si ha un punteggio più alto in chi possiede dal diploma di scuola superiore in su, rispetto a chi ha un’istruzione più bassa.
Passiamo adesso ai timori più sentiti per il presente o il futuro. Al primo posto ci sono i problemi di salute per malattie o infortuni (76,7%), a poi la paura di perdere reddito. Tuttavia accade che benché la salute sia la fonte di maggiori preoccupazioni, non avviene una proporzionale sottoscrizione di polizze assicurative sanitarie. Perché?
Per quanto riguarda salute ed infortuni la spiegazione può essere che sono eventi visti lontano nel futuro, ma anche al “bias dell’ottimismo”: si ha cioè la speranza che sia più un problema degli altri che proprio. E spesso si pensa che sia il sistema della salute pubblica a dover garantire questa tutela.
L’indagine IVASS rileva la capacità di individuare corretti collegamenti logici tra due concetti fondamentali in ambito assicurativo, cioè la quantità di rischio assunta dalla assicurazione ed il premio da essa richiesto al cliente. Il cittadino italiano, se accompagnato a maturare una conoscenza di base e dei prodotti adeguata, dimostra quindi la capacità di trarre delle conseguenze decisionali coerenti. E qui ritorna l’importanza dei programmi di educazione finanziaria ed assicurativa, per fare le scelte più efficaci per il proprio benessere.
D’altra parte, dalle risposte fornite dagli intervistati emerge che la maggior parte (oltre il 70%) non considera adeguata la cultura assicurativa in Italia, e viene anche sottovalutato il ruolo che in questo senso può avere la scuola!