03 maggio 2018

Dall’idea all’impresa

Creare un’impresa non è certo una cosa semplice. Non solo perché chiama in causa molteplici competenze trasversali (come approfondito nell’EOSditoriale Il significato di “imprenditorialità”). Ma anche perché è necessario comprendere che la creazione di un’impresa non è un percorso che si può improvvisare ma richiede pianificazione e conoscenza degli strumenti disponibili. Ecco perché gli stessi “incubatori” di cui abbiamo parlato nel precedente approfondimento, propongono tutta una serie di servizi che coprono un ampio spettro di tematiche: dal supporto alla ricerca dei finanziamenti e alla gestione della proprietà intellettuale, dallo sviluppo di tecnologie al supporto di relazioni e networking, dai servizi amministrativi, legali e giuridici fino alla formazione imprenditoriale e manageriale.

Per capire meglio la complessità del fare impresa è importante porsi una domanda: chi è l’imprenditore? (Ce lo siamo chiesti già in passato con l’EOSditoriale “Fare impresa…che impresa!” )

La risposta è: chi investe denaro, tempo, energie, reputazione, opportunità, sogni, preoccupazioni. E li investe per mettere in piedi un’attività economica, una sfida che comporta rischi ogni giorno. In ogni decisione. Ogni impresa è infatti, soggetta a minacce e rischi di natura competitiva e non, che possono inficiarne l’operatività e di conseguenza il valore. Non solo comporta rischi alla propria carriera, alle proprie finanze e spesso alla propria salute fisica e mentale!

Della formazione che deve avere un buon imprenditore fa certamente parte quindi anche la conoscenza dei rischi imprenditoriali e la loro gestione. Conoscete per esempio la distinzione tra rischio buono e rischio cattivo? I primi sono chiamati “rischi imprenditoriali” e sono fisiologici, ossia collegati a eventi che possono produrre perdite ma anche guadagni per l’impresa; i secondi sono chiamati “rischi puri” e sono collegati ad eventi che possono produrre esclusivamente perdite (ne abbiamo parlato nell’EOSditoriale “Fare impresa…che impresa! ). Provate a fare qualche esempio. Come collochereste un incendio? Tra i rischi imprenditoriali o tra i rischi puri? Certamente è un rischio cattivo perché non può che causare perdite. Se invece cambiano i gusti dei consumatori, allora, questo è un rischio imprenditoriale: il cambiamento potrebbe andare contro ma anche a favore dei prodotti della vostra azienda, generando quindi una perdita o un guadagno.

Ecco perché durante il progetto “I Casi della Vita” le lezioni finali del percorso sono state dedicate alla creazione di Business Simulation che hanno approfondito il concetto di rischio imprenditoriale, mettendoli di fronte alla sfida di elaborare, divisi in gruppetti, un proprio progetto. E mettendo in pratica un passaggio fondamentale per l’imprenditore: la comprensione che per realizzare un’idea, cioè trasformala da sogno nel cassetto ad attività concreta, bisogna con determinazione e realismo valutarne infatti i rischi e gli ostacoli. Perché la conoscenza e prevenzione di un rischio possono trasformarlo in opportunità.