26 gennaio 2018

Italia caso di “scuola”

I risultati di Pact4Youth in Europa sono andati oltre alle attese. Anche in Italia il primo bilancio dell’esperienza si è rivelato positivo. Ci racconta il lavoro fatto fino a qui e il percorso per il 2018 Elisa Petrini (che ha seguito il progetto insieme a Laura Baiesi) di Impronta Etica, l’organizzazione che, insieme a Fondazione Sodalitas, ha assunto la leadership del programma nel nostro Paese per lo sviluppo del piano di azione nazionale.

Quale messaggio è emerso durante l’European Business-Education Summit del 23 novembre?

Possiamo certamente affermare che Pact4Youth è stata un’esperienza di successo. Dal summit sono emersi una serie di messaggi che hanno accomunato le diverse esperienze sui territori nazionali. È infatti importante ricordare che la specificità di Pact4Youth è stata quella di declinare contenuti comuni su territori molto diversi per storia, cultura e tipologia di imprese. La prima sfida vinta, quindi, è stata la capacità di comunicare in modo efficace l’idea che le partnership devono essere intese come dei veri propri ponti utili a collegare la scuola e l’impresa, due mondi che spesso hanno linguaggi ed esigenze diverse. Le aziende, in particolare, sono attori importanti per creare opportunità per i giovani e favorire l’accesso al mondo lavoro già quando i giovani intraprendono un percorso di formazione, non solo quando il giovane è pronto per entrare nel mondo del lavoro. Il valore di questo tipo di esperienze è stato affermato durante il summit attraverso una serie di testimonianze dirette presentate dai manager delle imprese insieme ai ragazzi protagonisti.

Che cosa l’ha colpita di queste testimonianze?

Il fatto che tutte le esperienze, secondo quanto è emerso dal racconto fatto in prima persona sul palco dallo studente, hanno in qualche modo favorito la crescita delle competenze tecniche ma anche delle competenze trasversali. Queste infatti sono uno degli elementi su cui scuola e imprese hanno trovato terreno comune nel portare avanti questa esperienza. A differenza di qualche anno fa, le scuole stanno investendo molto su questo tema e i giovani hanno ormai chiaro che quel tipo di competenze è molto utile.

Quale bilancio per l’esperienza italiana?

Il caso italiano è stato uno dei più riusciti grazie alla concomitanza di importanti sviluppi a livello nazionale sul tema della collaborazione tra scuola e mondo del lavoro per formazione ed inserimento lavorativo dei giovani (in particolare il lancio della Buona Scuola). Il contesto favorevole ha facilitato la mobilitazione delle istituzioni e delle imprese, permettendo l’avvio dei tavoli di lavoro che – oltre alla presenza di interlocutori dei Ministeri dell’istruzione e del lavoro – ha visto la partecipazione di oltre 40 aziende e 25 organizzazioni. Nei tavoli di lavoro abbiamo promosso, insieme a Fondazione Sodalitas e agli altri membri della cabina di regia (Enel, JA Italia, Anpal) un confronto attorno ai tre pilastri del Pact4Yout: 1) la collaborazione tra scuole e imprese, che in Italia, grazie al terreno preparato dalla Buona scuola, si è tradotta subito nella formula alternanza scuola lavoro; 2) l’apprendistato; 3) l’educazione all’imprenditorialità.

Pact4Youth è partito proprio quando la Buona Scuola aveva bisogno di gambe e confronto, con le imprese che avevano già preso contatti con le scuole e queste ultime che erano alla ricerca di strumenti e modelli. Nei due anni di sviluppo del Piano Nazionale, l’alternanza scuola lavoro è quella che ha dato i numeri maggiori in termini di esperienze realizzate.

Ora a livello europeo si prosegue con i piani nazionali, qual è il percorso futuro in Italia?

Nei due anni successivi al lancio del Pact4Youth, CSREurope – che in partnership con la Commissione europea ha dato vita all’iniziativa – ha promosso il suo sviluppo nei diversi Stati membri grazie all’appoggio delle organizzazioni socie (NPO-National Partner Organization), chiamate alla definizione dei singoli National Action Plan. Il Pact4Youth è nato come luogo per far convergere le esperienze che erano già in atto e allo stesso tempo come luogo in cui nuove esperienze potevano nascere, anche grazie al confronto e alla sinergia che il network di NPO CSREurope ha potuto attivare. Con il Summit di novembre, CSREurope e la Commissione hanno tirato le somme del lavoro fatto e ”passato la palla” a livello nazionale per lo sviluppo delle iniziative previste dai singoli Piani Nazionali. L’Italia può vantare un primato avendo già non solo definito il proprio Nap ma anche, al contrario di altri contesti europei, dato gambe ai tavoli di lavoro avviando già attività specifiche. Un anticipo sui tempi reso possibile, come detto, anche dalla concomitanza con la Buona scuola. In Italia, quindi, il 2018 sarà importante per dare visibilità ai risultati e modellizzare i casi raccolti. La definizione di modelli era stata chiaramente indicata come una delle cose più importanti: le imprese hanno bisogno di capire come approcciare delle esperienze di partnership con le istituzioni educative. Un importante contributo a riguardo sarà dato dalla ricerca di Fondazione Sodalitas sostenuta JPMorgan Chase Foundation, chiamata “We4Youth”, la prima ricerca italiana sulle esperienze e i modelli di apprendimento di successo basati sull’esperienza lavorativa, frutto dell’integrazione virtuosa tra scuola e impresa, i cui risultati saranno presentati nella prima parte del 2018.

Quali progetti di Impronta Etica sono stati realizzati grazie a Pact4Youth?

Nell’ambito di Pact4Youth partecipiamo come partner italiani - insieme a Fondazione Sodalitas - al progetto europeo “EU Talent”, coordinato da CSREurope. Il progetto, finanziato dal fondo Erasmus Plus, vede il coinvolgimento di 12 Paesi ed è rivolto alla diffusione dell’apprendistato di qualità nelle Pmi. In particolare, all’interno del progetto lavoriamo per coinvolgere le Pmi in un percorso di assessment della qualità del loro apprendistato, confrontandoci con le aziende su aspetti quali, per citarne alcuni, la gestione dei tempi e dei carichi dell’apprendista, la relazione con il tutor, la formazione, per favorire percorsi di miglioramento.